Sina: Appena ventenne, danese di origini, è stata in Vietnam, Cambogia, Nepal, ed ha girato quasi tutta l’India. È alta, bionda dai capelli ricci e sfatti, viso sottile, due grandi occhi azzurro cielo, pelle bianca delicata rosata dal sole, parla velocemente l’inglese con l’accento danese. I primi due giorni cercai di abituarmi al suo accento. Ha fatto volontariato in Cambogia, e in India ha conosciuto una famiglia indiana a Jaipur per via di un progetto scolastico. Il primo giorno mi parla di questa famiglia, dice che deve andare da loro e che non ha molta voglia, vorrebbe stare all’ostello, c’è gente nuova, non fa assolutamente fatica a conoscere persone, anzi si presenta lei per prima, parla con tutti, fa domande agli altri sui loro viaggi e poi racconta il suo. Decide di rimanere all’ostello perché abbiamo deciso tutti di uscire quella sera, Sina lo ha deciso anche per me “tu stai uscendo con noi!” Sono stanca dal viaggio ma l’assecondo. Cominciamo a prepararci, mi chiede in prestito i trucchi, dice che non ha molto perché quando viaggia non si trucca. Usa il mascara, la matita e il rossetto perché non può usare né fondotinta né cipria per via della carnagione diversa. Si mette un blouse verde da sari e una lunga gonna grigia e stretta, rimane il pezzo di vita scoperto. “Come ti sembra?”
“Bello…ma non è esagerato per l’India?”
“Non m’importa! So che gli indiani guardano molto, sono già preparata!”
Mi faccio coraggio e mi metto anch’io un vestito senza spalle fino alle ginocchia. Ho la valigia piena di shorts e minigonne. Sono passati dieci giorni in India e non ho avuto il coraggio di mettere neanche una di queste cose.
“Ok, oso anch’io.” Le dico.
Sina esce fuori dal dormitorio delle ragazze e sento un “woooo” da parte dei ragazzi. Credo tutti abbiano apprezzato ma qualcuno sia rimasto stupito dal suo coraggio non tipico da tutte essendo in India.
Entriamo in macchina di uno dei ragazzi indiani dell’ostello. Mi trovo in macchina quindi con una danese, un’indiano, un tedesco e un cinese-americano (sembra una barzelletta). Mi raccontano della sera precedente quando hanno bevuto il ‘Bhang lassi’: il lassi è una bevanda fresca fatta con yogurt e acqua mentre il bhang è la marijuana.
“Lo hai provato mai?” Mi domanda il tedesco.
“No, ma m’incuriosisce”
“Lo devi assolutamente provare prima di lasciare l’India” mi dice Sina “siamo stati malissimo!”
“Allora non deve essere il massimo direi…”
“No ma devi provare la sensazione….è unica!! Siamo stati male perché ne abbiamo bevuto troppo, se non avessimo bevuto ciascuno un bicchiere grande a testa sarebbe stato perfetto”
E intanto il ragazzo cinese-americano si sta sbellicando dalle risate guardando il tedesco “ahahah mi hai domandato se saresti morto dopo questo ahahahah”
“Sono paranoico e voi non eravate di grande aiuto!!”
Tutta questa conversazione si svolge in inglese e il ragazzo indiano alla guida purtroppo non parla l’inglese, continua a guidare silenzioso e sorridente.
Il cinese-americano e il tedesco partirono il giorno seguente. Sina invece, progettò di rimanere lì per un periodo più lungo del previsto, perché s’era innamorata di un giovane indiano, custode dell’ostello in cui alloggiavamo.
Io decisi di rimanere per 10 giorni e fu una bellissima esperienza jaipuriana. Non ebbi purtroppo l’occasione di provare il bhanglassi ma mi sono promessa di farlo appena sarò di nuovo a Jaipur per ricordarmi di quei “pazzi viaggiatori, amanti dell’India”!