BHINDI MON AMOUR

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Certo vivo in Italia ma mi sono creata l’India in quest’angolo di giardino. Vivo in un paesino del nord. Fa abbastanza freddo d’inverno, quindi si secca tutto. Ma appena inizia la primavera, comincio a piantare i semini di bhindi. Mica esiste questa verdura in questa parte del mondo, me la sono trasportata dall’altra parte del globo. In inglese la chiamano “lady fingers” ovvero dita delle donne, proprio per la loro forma di dita lunghe e sottili. No, non assomiglia né alle zucchine né ai fagioli, è una verdura a sé. Non posso nemmeno spiegarvi il sapore, ah poi come lo cuciniamo noi indiani, è tutta un’altra storia. Certo all’interno è piena di semini bianchi e un liquido scivoloso ma dio mio immersa nelle spezie o le spezie immerse nel bhindi è la fine del mondo.
Ora è stagione e penso proprio che ne pianterò un bel po’. Poi quando le piantine crescono è proprio un bel vedere, quelle foglie grandi e quel profumo…se chiudo gli occhi mi sembra di stare con i miei genitori nella mia casa d’infanzia.

Sono una madre e vivo con mio marito, che purtroppo è ammalato e due figli che lavorano come operai, uno in una ditta di pulizie e l’altro in ferramenta. Pianterò il bhindi proprio accanto alla finestra della stanza di mio marito, in modo da tenerlo d’occhio nel caso dovesse aver bisogno e credo che questo profumo farà bene anche a lui. E’ incredibile come il cibo ti tenga unito alla tua radice, in un certo qual modo le radici delle piante hanno un nesso con le radici culturali. Permettono di non perdersi via e spero che sia lo stesso anche per i miei figli. Mia nonna me lo diceva sempre “Un bel giardino è segno di una famiglia felice”.

Quando mi ritrovo a togliere l’erba e a zappare la terra mi dimentico del mondo e penso a quanto sia bello avere le mani nel terreno, il contatto con la natura è una cosa così semplice e umana ma così immensa che se ci pensassi bene, ti farebbe piangere dalla gioia.

Quando insegnavo alla scuola pubblica in India, educavamo gli studenti a curare il giardino della scuola, a piantare fiori, ad abbellirla. Sarebbe giusto avere come materia nelle scuole “il giardinaggio”. Insegnerebbe molto ai ragazzi. Ci preoccupiamo di tutte quelle cose materiali per essere a passo con la società “voglio il nuovo iphone, voglio il jeans di marca, voglio la Ferrari..” ma dico io se invece partissimo dal contatto con la terra, ad assaporare sé stessi immersi in quel che è la cosa più naturale del mondo, l’umanità non si affannerebbe così tanto. Ma che credono? La felicità mica si rincorre, la felicità si cerca nei posti giusti. Dovete guardarvi le scarpe, poi toglierle e sentire il terreno, l’energia alla base, il sangue che scorre a partire dai piedi è la forza, è quella magia che ci tiene con i piedi per terra, ci tiene umani, vulnerabili, consapevoli del fatto che una spina ci potrebbe ferire.

Basta filosofeggiare, è meglio che prenda il tubo e apra l’acqua per innacquare questo terreno così duro e secco. Chissà dove ho letto che la natura ha la risposta a tutto, noi andiamo inventando macchinari senza accontentarci mai, vogliamo velocità a più non posso, vogliamo viaggiare nel futuro, scoprire prima di tutti il non scoperto, certo è giusto avere curiosità ma fermarsi un secondo per sentire il sole sulla propria pelle e respirare. Vivere l’attimo.

Il mio cane non la smette un attimo di abbaiare, avrà fame. “Calmati Bobby ora ti do la pappa, prima ti faccio un bel bagnetto con quest’acqua”. Poi ci manca anche la vicina che come da rito mattutino si deve lamentare. Non ama né gli animali né gli stranieri. Nutre un profondo odio per Bobby, e gli ha rovinato la casetta a furia di tirar sassate, maledetta! Oggi mi sembra in vena di conversazione, continua a fissarmi dalla grata da mezz’ora.

“Senti signora indiana ma perché non te ne torni al tuo paese e ti porti via il tuo cane?”

“Io posso anche tornare in India tranquillamente signora mia ma il mio cane ha la cittadinanza italiana…e a lui chi ci pensa?”

Sbuffa, si volta ed entra in casa.