COPRITI

Il nostro piano era quello di visitare il Crawford market, uno dei posti da visitare assolutamente se ti trovi a Mumbai. Il market si trova all’interno di una struttura enorme ed è pieno di venditori di frutta, verdura, spezie, gioielli, animali ecc. È il caos di odori, profumi e rumori.
Linda (berlinese) era molto più entusiasta di me di visitare questo mercato gigantesco, per me essendo indiana era un posto qualsiasi pieno di gente. Appena entrati nella struttura che all’inizio appare buia e disorientante, scegliemmo una direzione qualsiasi per proseguire e vedere cosa ci riserva. Linda si ferma a prendere delle mandorle incurante di un prezzo decisamente alto, si prosegue e io compro delle verdure. Linda viene fermata da qualche passante indiano per scattare una foto con lei e lei ne è felice. È tipico degli indiani fermare degli occidentali per strada per una foto, perché per molti di loro è inusuale vedere gente bianca che si aggira per le strade indiane. In questo modo possono vantarsi con gli amici di aver fatto la foto con un bianco e forse a qualche bianco questo può aumentare l’autostima.
Dopo circa quaranta minuti di gironzolamento usciamo finalmente dal mercato.
Ci troviamo al sud di Mumbai in una zona musulmana, guardandoci intorno ci rendiamo conto di essere osservate dalla gente. La zona è piena di donne che indossano il burqa, per la nostra fortuna abbiamo un coprispalle e una sciarpa di grandi dimensioni per coprirci. Le donne sono accompagnate da altre donne oppure dal marito o fratello. Il caldo è soffocante e io non posso fare a meno di guardare quelle donne ricoperte interamente dal burqa.
Sono contaria al burka, ma questa è una mia opinione.
Una signora che conobbi pochi giorni fa mi disse che era stata in viaggio ad Abu Dhabi e aveva osservato le donne e la società musulmana di quel paese. Disse che le donne all’interno delle case sono trattate da regine “sotto il burqa sono vestite firmate dalla testa ai piedi”. Sinceramente m’importa poco di essere vestita firmata sotto un burqa, gli abiti firmati di certo non sostituiscono e non sostituiranno la libertà personale. Poi purtroppo questo non è il caso delle donne musulmane in India. Documentandomi vengo a sapere che i musulmani indiani fanno parte della più grande minoranza indiana, sono estremamente poveri ed emarginati, le donne soffrono per via della mancanza d’istruzione, per la disuguaglianza e mancanza d’opportunità, è una comunità governata da forze patriarcali religiose. Molte di queste donne sono analfabete quindi non so fino a che punto abbiano la libertà di scelta di indossare o no il burqa. È come tagliare le ali ad una colomba ed impedirle di decidere se volare oppure riposarsi.
Non ho avuto modo o possibilità di poter parlare con una di queste donne in India. Vestita com’ero difficilmente mi avrebbero rivolto parola.
Una donna seduta per strada su un telo affetta da filariosi linfatica (elefantosi) indossava il niqab (molto simile al burqa). Le uniche parti del corpo che aveva in mostra erano le mani, il viso e la caviglia dalle dimensioni di un tronco d’albero. Raccontava il suo dolore battendo ripetutamente le mani contro il petto, era una signora sulla cinquantina che nel vedermi (una ragazza indiana che indossa i pantaloncini) smise di battere le mani sul petto e indicandomi mi disse “Copriti”.

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